..»
(13) «I due amici andavano fra loro discorrendo del fine supremo d'ogni poesia, delle immagini di cui bisognava anzitutto spogliarsi, della bella e semplice arte che si doveva far rivivere.... bisogna che la poesia sgorghi dal cuore, e che l'artista senta e sappia esprimere con sincerità i propri sentimenti: ecco il primo articolo della riforma poetica, meditata fra Fauriel e Manzoni.» Sainte-Beuve, Portraits Contemporains.
(14) La pace di Luneville firmata a' 9 febbrajo 1801. L'imagine del più puro classicismo rivela nel giovinetto lo studioso delle costumanze dell'antica Roma, dove, terminata una guerra, si chiudevano le porte del tempio di Giano.
(15) Cominciava allora la primavera, che viene descritta ad imitazione di Orazio nella famosa ode a Torquato. Scrivendo nella primavera del 1801, Manzoni contava sedici anni, essendo nato ai 7 marzo 1785.
(16) Imita Dante nell'ignorare il modo col quale fu trasportato dove vide la gran luce:
«I' non so ben ridir com' io v'entrai.»
(17) Nota del poeta. - E mi ferì le luci, ecc.
« . . . . dentro a un lume che lì eraTal che mi vinse e guardar nol potei,»
disse con grande forza Dante.
(18) Nota del poeta. - Non era l'andar suo, - Verso del grande Petrarca nel maraviglioso sonetto:
«Erano i capei d'oro.»
(19) Nota del poeta. - Dagli antichi fu sempre attribuita a Giunone la maestà. Leggansi i poeti greci e latini.
(20) Nell'originale si legge «l'armonia divina» ma la parola divina è cancellata e sostituita da celeste.
(21) Richiama il noto sonetto di Dante, laddove scrive che Beatrice
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