«Dà per gli occhi una dolcezza al coreChe intenderla non può chi non la prova.»
(22) Decenne berretto. Il berretto frigio emblema della libertà. Veramente il 1801 era il nono e non il decimo anno della repubblica francese, e il poeta si prese una licenza cronologica. Anche Monti nel Pericolo descrive la libertà dal berretto frigio
«E di Bruto l'insegna è il suo cappello.»
(23) Aveva scritto prima chinar: corresse poi in curvar, molto più espressivo, perchè il chinare è un atto volontario, e curvare implica una forza.
(24) Inizio dei tempi nuovi. La descrizione ricorda quella che fece il Guidi della Fortuna nella sua mirabile canzone; ma le imagini vengono nobilitate dal Manzoni, e le imprese della superba dea sono attribuite alla libertà.
(25) Anche il Monti, nel canto secondo della Mascheroniana, descrive due cherubini che stanno ai lati del trono dell'Eterno: uno era l'angelo della pace, l'altro della guerra:
«Quegli d'olivo un ramoscel tenea,
Questi un brando rovente....»
(26) Gradivo «a gradiendo in bello,» nome che dà Virgilio a Marte.
(27) Non sono la Pace e la Guerra degli antichi; ma esprimono il concetto umanitario e tutto moderno, della guerra lecita solo contro ai tiranni, non mai per ambizione o per conquista: è quindi quella guerra di cui cantò anche Parini:
«Natura in prima e poi ragion ne appellaLe patrie mura a sostener pugnando;»
quella guerra che, come scrisse Cantù, si fa solo per la pace.
(28) L'Eguaglianza. Il prof. Pertusati aveva creduto fosse la Giustizia, ma questa non ha fra i suoi attributi la terribile potestà di livellatrice, e di tagliare le teste che s'innalzano troppo alte, come i papaveri del giardino di Tarquinio.
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