(29) Si legge nell'originale in un, e fu corretto nel più armonico insiem.
(30) Quanto è soave la terzina antecedente che pare inspirata dalla dolcezza del canto ventesimottavo del Purgatorio, in cui Dante descrive con simiglianti parole il Paradiso terrestre, altrettanto questo verso è duro per le frequenti erre che danno l'armonia imitativa.
(31) Le pelose guance. Manzoni non si era ancora liberato dai latinismi che s'incontrano sovente in questo poema.
(32) Questa è la Superstizione, che dal volgo è detta Religione. Anche Parini, nel poemetto della Guerra, lamenta quell'ambizione che:
«...di religion prese le spoglie,
E posto il ferro in mano all'uom, gli disse:
Uccidi pur, che così il ciel comanda.»
Manzoni riprodusse, coll'idea, quasi le parole.
(33) Monti avea nel Fanatismo detto alcun che di simile parlando del mostro
«Che mente e prole sè nomò di Dio.»
(34) Di quell'altra, intendesi la Tirannia che si rannicchiava sconsolata, non potendo sostenere il raggiante aspetto della Libertà.
(35) Nota del Poeta. - E se morire è forza. Il ripetere tre volte la stessa parola in fin del verso fu già usato dall'Ariosto. Dante l'adoperò colla parola Cristo, e il suo grande emulatore l'usò tre volte certamente: una volta colla parola perdona nella Basvilliana, un'altra colla parola spada in un Capitolo d'Emenda (?) e finalmente colla parola Pace nel secondo canto della Mascheroniana.
(36) Invece di poscia si leggeva prima allor.
(37) «Vota stringendo la terribil ugna» disse Monti del demonio nel terzo verso della Basvilliana.
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