» Fra le vittime vi furono perfino due vescovi, nobili, letterati, soldati, donne come la poetessa Pimentel e la Sanfelice, vecchi settantenni come Cirillo e giovinetti di sedici anni, come Genzano. A trecento fa ascendere le vittime lo storico citato.
(90) Questo spettro è quello di Maria Antonietta; regina di Francia, che aveva lasciato sul patibolo la vita sei anni prima, nel 1793. Quei lettori che non si trasportano ai tempi ne' quali il poema fu scritto, rimarranno al certo maravigliati delle frasi che usa Manzoni. Le sciagure di questa regina, cui fu tolto il trono, di questa donna, cui fu tolto il marito e il figlio, e il suo supplizio l'hanno circondata di un'aureola di poesia, della quale i cattolici, in odio alla Rivoluzione, trassero profitto per cambiarla a poco a poco in una santa. Ma nel 1800 Maria Antonietta era l'odiata Madama Veto, era l'Austriaca, accusata di dilapidare l'erario col suo lusso sfrenato, di voler assoggettare la Francia all'impero d'Austria, di incoraggiare il debole Luigi XVI alla resistenza ed alle stragi di popolo, e d'altre colpe che non ripetiamo. Basta leggere le pubblicazioni dell'epoca, come Le lèver de l'aurore o Les crimes des Reines de France per farsene un adeguato concetto.
Dobbiamo però aggiungere che Manzoni, più tardi negli studi che fece sulla Rivoluzione francese, tuttora inediti, e che verranno pubblicati dal Bonghi, si mostrava ammiratore di Maria Antonietta. Cercò le lettere della regina, studiò la sua indole e i suoi costumi, e si formò un idolo di quella donna, tanto che soleva scherzevolmente dire a' suoi famigliari: «Io ho due amanti, la lingua italiana e Maria Antonietta.
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