Invece, un anno e mezzo dopo, col soccorso di sessantamila russi, comandati da Suwaroff scese ad invadere la repubblica e ad impadronirsene.
Giova confrontare questi versi con quelli che Monti scriveva ne Pericolo (1797) che esprimono un concetto somigliante:
«Palpitanti i tiranni, pace paceGridan, giurando riverenza e fede;
Ma se fede č sul labbro, il cor fallaceSol di sangue ragiona e di vendetta,
Che in re vili e superbi unqua non tace.»
(101) Settemplici trioni. Anche Monti per indicare l'imperatore di Russia disse: «Il signor de' settemplici trioni.» L'espressione indica, com'č noto, la costellazione dell'Orsa maggiore, vicina al polo artico, cosģ chiamata a motivo delle sette stelle che la compongono.
(102) Pur troppo il poeta non esagera. I cosacchi scorrazzavano per le vie di Milano a cavallo, e gettavano il laccio al collo dei cittadini che venivano designati come repubblicani, col grido di Jacob! Jacob! (per dire Giacobini). In Torino rubavano l'orologio ai cittadini di pieno giorno e li costringevano a riscattarsi con danaro, se non volevano subire percosse ed oltraggi. Tacciamo il peggio verso le donne. Pareva fossero rinnovate le discese dei barbari al finir dell'impero romano. Il Gioja nell'opuscolo I francesi, i tedeschi e i russi in Lombardia (1805), scrive: «Ecco i russi, gridavasi al minimo rumore, e vedevi fuggir le persone, trincerarsi le case, unirsi di notte sotto lo stesso tetto uomini armati a difesa, nč osar uscire che a giorno avanzato, nč affidare ai campi e ai prati le bestie, che in conseguenza morivano di fame nelle stalle, o ricusavano il latte da cui traggono qualche vitto le povere famiglie della campagna.
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