L'infelice inventava così a stento, e come per forza, e solo quando era eccitato, e come punto dalle domande, che non si saprebbe indovinare se quella promessa di danari sia stata immaginata da lui, per dar qualche ragione dell'avere accettata una commission di quella sorte, o se gli fosse stata suggerita da un'interrogazion dell'auditore, in quel tenebroso abboccamento. Lo stesso bisogna dire d'un'altra invenzione, con la quale, nell'esame, andò incontro indirettamente a un'altra difficoltà, cioè come mai avesse potuto maneggiar quell'unto così mortale, senza riceverne danno. Gli domandano se detto Barbiero disse a lui Constituto per qual causa facesse ontare le dette porte et muraglie. Risponde: lui non mi disse niente; m'imagino bene che detto onto fosse velenato, et potesse nocere alli corpi humani, poiché la mattina seguente mi diede un'aqua da bevere, dicendomi che mi sarei preservato dal veleno di tal onto.
A tutte queste risposte, e ad altre d'ugual valore, che sarebbe lungo e inutile il riferire, gli esaminatori non trovaron nulla da opporre, o per parlar più precisamente, non opposero nulla. D'una sola cosa credettero di dover chiedere spiegazione: per qual causa non l'ha potuto dire le altre volte.
Rispose: io non lo so, né so a che attribuire la causa, se non a quella aqua che mi diede da bere; perché V.S. vede bene che, per quanti tormenti ho hauuto, non ho potuto dir niente.
Questa volta però, quegli uomini così facili a contentarsi, non son contenti, e tornano a domandare: per qual causa non ha detto questa verità prima di adesso, massime sendo stato tormentato nella maniera che fu tormentato, et sabbato et hieri.
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Barbiero Constituto
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