Esclamò, più che non rispose: Signor no! maidè(63) no! no in eterno! far io queste cose? Son parole che può dire un colpevole, quanto un innocente; ma non nella stessa maniera.
Gli fu replicato, che cosa dirà poi quando dal suddetto Gulielmo Piazza Commissario della Sanità, gli sarà questa verità sostenuta in faccia.
Di nuovo questa verità! Non conoscevan la cosa che per la deposizione d'un supposto complice; a questo avevan detto essi medesimi, il giorno medesimo, che, come la raccontava lui, haueua molto dell'inverisimile; lui non ci aveva saputo aggiungere neppure un'ombra di verisimiglianza, se la contradizione non ne dà; e al Mora dicevano francamente: questa verità! Era, ripeto, rozzezza de' tempi? era barbarie delle leggi? era ignoranza? era superstizione? O era una di quelle volte che l'iniquità si smentisce da sé?
Il Mora rispose: quando mi dirà questo in faccia, dirò che è un infame, et che non può dire questo, perché non ha mai parlato con me di tal cosa, et guardimi Dio!
Si fa venire il Piazza, e, alla presenza del Mora, gli si domanda, tutto di seguito, se è vero questo e questo e questo; tutto ciò che ha deposto. Risponde: Signor sì, che è vero. Il povero Mora grida: ah Dio misericordia! non si trouarà mai questo.
Il commissario: io sono a questi termini, per sostentarui voi.
Il Mora: non si trouarà mai, non prouarete mai d'esser stato a casa mia.
Il commissario: non fossi mai stato in casa vostra, come vi son stato; che sono a questi termini per voi.
Il Mora: non si trouarà mai che siate stato a casa mia.
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