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      Si credette
      , dice, "che l'estimazione del senato potesse restar macchiata dall'antica infamia." Effetto comunissimo, a que' tempi, dello spirito di corpo, per il quale, ognuno, piuttosto che concedere che i suoi predecessori avessero fallato, faceva suoi anche gli spropositi che non aveva fatti. Ora un tale spirito non troverebbe l'occasione d'estendersi tanto nel passato, giacché, in quasi tutto il continente d'Europa, i corpi son di data recente, meno pochi, meno uno soprattutto, il quale, non essendo stato istituito dagli uomini, non può essere né abolito, né surrogato. Oltre di ciò, questo spirito è combattuto e indebolito più che mai dallo spirito d'individualità: l'io si crede troppo ricco per accattar dal noi. E in questa parte, è un rimedio; Dio ci liberi di dire: in tutto.
     
      A ogni modo, Pietro Verri non era uomo da sacrificare a un riguardo di quella sorte la manifestazione d'una verità resa importante dal credito in cui era l'errore, e più ancora dal fine a cui intendeva di farla servire; ma c'era una circostanza per cui il riguardo diveniva giusto. Il padre dell'illustre scrittore era presidente del senato. Così è avvenuto più volte, che anche le buone ragioni abbian dato aiuto alle cattive, e che, per la forza dell'une e dell'altre, una verità, dopo aver tardato un bel pezzo a nascere, abbia dovuto rimanere per un altro pezzo nascosta.
     
     
     
      Note
     
      (1) Ut mos vulgo, quamvis falsis, reum subdere, Tacit. Ann. I, 39.
     
      (2) Verri, Osservazioni sulla tortura, § VI.
     
      (3) Staututa criminalia; Rubrica generalis de forma citiationis in criminalibus; De tormentis, seu quaestionibus.


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Storia della colonna infame
di Alessandro Manzoni
pagine 132

   





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