Su questa stradetta veniva lentamente dicendo l'ufizio, ed avviandosi verso casa, una bella sera d'autunno dell'anno 1628, il Curato di una di quelle terre che abbiamo accennate di sopra. (Questa č la prima reticenza del nostro storico). Talvolta tra un salmo e l'altro metteva l'indice nel breviario al luogo dov'era rimasto, e tenendo cosė socchiuso il libro nella destra mano, e la destra nella sinistra dietro le spalle, continuava il suo passeggio guardando in qua e in lā, e ripigliando i pensieri oziosi che erano stati sospesi cosė cosė nel tempo che aveva recitata l'ultima parte di ufizio. Uscendo poi da questa meditazione egli girava gli occhi intorno, e arrestava lo sguardo sulle cime del monte, osservando come aveva fatto tante altre volte sul monte i riflessi del sole giā nascosto, ma che mandava ancora la sua luce sulle alture, distendendo sulle rupi e sui massi sporgenti come larghi strati di porpora.
Ripigliato poscia il breviario e recitato un altro pezzo di vespro giunse ad una rivolta della strada dov'era solito di alzar gli occhi dal libro e di guardare quasi macchinalmente dinnanzi a sč, e cosė fece anche quel giorno. Dopo la rivolta la strada andava diritta forse un centinajo di passi, e poi si divideva; a destra saliva verso il monte, e dall'altro lato scendeva nella valle fino ad un torrente. Da questa parte il muro non giungeva che all'anche del passaggero, e lasciava libera la vista del pendio sottoposto, fino al torrente, e ad un pezzo di monte che lo rinchiudeva dall'altra parte.
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Curato
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