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      A dir vero il suo fine principale non era stato quello di servire agli altri col ministero. Egli aveva pensato a trovare un modo di vivere, e a porsi in una classe rispettata e forte, nella quale il debole fosse difeso dalle forze riunite degli altri. Ma non basta appartenere ad una classe per goderne tutti i vantaggi, come ognun sa: bisogna anche che l'individuo sappia dirizzare a suo uso il più che può delle forze che la sua società può mettere in opera, e non v'è organizzazione comune che dispensi l'individuo dal farsi un suo sistema particolare. Don Abbondio non poteva adottare un sistema nel quale fosse necessaria una qualunque parte di risoluzione, di attività, di resistenza, e altronde alla fin fine il pover'uomo non domandava altro che quiete, vivere e lasciar vivere, come si dice. Il suo sistema era dunque di evitare tutti i contrasti, e di cedere in quelli che non avesse potuto evitare. Se egli era assolutamente forzato a prender parte fra due contendenti, stava dalla parte più forte, procurando però di far vedere all'altro ch'egli non gli era volontariamente avverso, che potendo fare a suo modo sarebbe stato neutrale: pareva che gli dicesse: - Ma perché non avete saputo essere il più forte? io sarei allora con voi. - Con queste arti il pover'uomo era riuscito a poter giungere senza forti burrasche fino all'età di cinquant'anni.
      Ma il povero Don Abbondio non avrebbe voluto esser conscio a se stesso di esser mosso da principj bassi e da non confessarsi; e si era quindi fatto (come accade sempre) una dottrina sua propria, secondo la quale la sua condotta era ragionevole anzi la sola ragionevole e onesta.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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