«Bel parere che mi avete dato» diss'egli ad Agnese, «mi avete mandato da un buon galantuomo, da uno che ajuta veramente i poverelli». E qui raccontò il suo abboccamento col dottore. Agnese voleva replicare, e sostenere che il parere era buono, e che se non aveva avuto buon effetto la colpa doveva essere di Fermo, ma Lucia, interruppe, narrando a Fermo ch'ella sperava di aver trovato un miglior consigliero. Il nome del Padre Galdino diede qualche speranza a Fermo; ma Fermo accolse anche questa speranza, come accade a quelli che sono nella sventura e nell'impaccio. «Ma, se il Padre», diceva, «non vi trova un ripiego, lo troverò io in un modo o nell'altro». Le donne consigliarono la pace e la pazienza, e la prudenza. «Domani», disse Lucia, «il Padre Galdino verrà sicuramente, e vedrete che troverà qualche rimedio che noi poveretti non sappiamo nemmeno immaginare».
«Lo spero», disse Fermo; «ma in ogni caso saprò farmi ragione, o farmela fare. A questo mondo c'è giustizia finalmente».
«Addio Fermo», disse Lucia; «andate a casa, Dio ci ajuterà e non è lontano il tempo che potremo star sempre insieme. Usate prudenza, non fatevi vedere, non parlate». Agnese aggiunse altri consigli, e Fermo partì colle lagrime agli occhi, e col cuore in tempesta, ripetendo di tempo in tempo queste portentose parole: «A questo mondo v'è giustizia finalmente». Tanto è vero che un uomo sopraffatto da grandi dolori non sa più quello che si dica.
CAPITOLO IV
IL PADRE GALDINO
Era un bel mattino di novembre; la luce era diffusa sui monti e sul lago: le più alte cime erano dorate dal sole non ancora comparso sull'orizzonte, ma che stava per ispuntare dietro a quella montagna che dalla sua forma è chiamata il Resegone (segone), quando il Padre Galdino a cui Fra Canziano aveva esposta fedelmente l'ambasciata si avviò dal suo Convento per salire alla casetta di Lucia.
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