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      Ora bisogna sapere che Ludovico aveva il suo lato destro al muro, e che per conseguenza aveva il diritto (bel diritto!) di passare accanto al muro, e che l'altro doveva dargli il passo, ma come abbiam detto, costui accennava tutt'altro che la voglia di farlo. Anzi quando furono presso, guardando d'alto in basso Ludovico, gli disse con aria di comando: «Tiratevi a basso».
      «A basso voi», rispose Ludovico: «la strada è mia».
      «Coi pari vostri, la strada è sempre mia».
      «Sì s'ella appartenesse ai soperchiatori».
      «A basso, vile plebeo, o ch'io ti dò quella educazione che non ti poteva dare tuo padre».
      «Voi mentite ch'io sia vile: ma non è da stupire che siate così prodigo di quello che avete in tanta copia».
      «Tu menti ch'io abbia mentito», disse con furia e con disprezzo quel signore: e questa risposta era di prammatica, come ora sarebbe dire: - benissimo - a chi vi domanda della vostra salute: indi soggiunse; «e se tu fossi cavaliere come son io, ti vorrei far vedere con la spada e con la cappa che tu sei il mentitore».
      «È buona sorte per voi l'esser cavaliere; così potete essere insolente e dispensarvi di sostenere la vostra insolenza, come vile che siete».
      Così dicendo pose mano alla spada.
      «Temerario», gridò quel signore, «io spezzerò questa», e la cavò pure così dicendo «dopo che sarà macchiata del tuo sangue». Così si avventarono l'uno sull'altro. Cristoforo venne in ajuto del suo padrone e cavò il suo coltello; e due servitori che accompagnavano il signore andarono addosso a lui e a Ludovico.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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