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      Il signore commosso ordinò che così si facesse e tosto giunse un cameriere riccamente vestito, che portando un pane sur un bacile d'argento lo presentò al Padre, il quale presolo e ringraziato, lo pose nella sua bisaccia. Il signore alzando la voce disse al cameriere: «si mandi pane bianco e vino al convento per tutta la comunità». Dopo alcuni momenti Fra Cristoforo chiese licenza, ed abbracciato di nuovo il signore, e tutti quelli che lo stringevano e che volevano pure abbracciarlo, si sviluppò da essi a fatica, ebbe a combattere nelle anticamere per isbrigarsi da quelli che gli baciavano il lembo dell'abito, il cordone, il cappuccio; e si trovò nella via portato come in trionfo, ed accompagnato da una folla di popolo fino alla porta donde uscì cominciando il suo pedestre viaggio verso il luogo del suo noviziato.
      Il fratello dell'ucciso e il parentado, che si erano preparati ad assaporare quel giorno la trista gioja dell'orgoglio, si trovarono invece ripieni della gioja serena del perdono e della benevolenza. La conversazione rimase più pacata, più semplice, senza apparato, cordiale: e invece di trattenersi di riparazione, di puntigli, di ricantare le storie delle soddisfazioni prese, e dei sopramani vendicati, non si parlò che del Padre Cristoforo, e delle virtù dei capuccini; e taluno che per la cinquantesima volta avrebbe raccontato come il Conte Muzio suo avo aveva saputo fare stare quel Marchese Stanislao che ognun sa che Rodomonte era, parlò invece della vita penitente di un Fra Benedetto, morto molti anni prima.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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