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«Per dove? non per l'Italia certo. Potrebbero esser destinate a gettarsi nella duchea di Borgogna per far diversione ai francesi, i quali (tutto per invidia del Cardinal di Riciliù contro il Conte Duca, perché vede benissimo che non può competere con quella testa) i quali francesi dico per invidia soccorrono gli olandesi che si trovano all'assedio di Bolduc. E questa congettura, per dir tutto, la tengo dal signor comandante spagnuolo».
«Ma sappia signor podestà che le notizie che noi abbiamo da Milano, vengono da personaggi in confronto dei quali...»
«Via via, cugino», interruppe Don Rodrigo «che il signor dottore è impaziente di dare egli una decisione questa volta».
«Io decido e sentenzio», disse il Dottore, «che le cene di Eliogabalo sarebbero vinte al confronto dei pranzi del nobile signor Don Rodrigo, e che la carestia non ardisce approssimarsi a questa casa dove regna la splendidezza sua capitale nemica».
Tutti fecero plauso al dottore e viva a Don Rodrigo; e tutti subito si misero a parlare della carestia. Qui tutti furono d'una sola opinione; ma il fracasso era forse più grande che se vi fosse stato disparere: giacché tutti esprimevano energicamente la stessa opinione con diverse frasi, ma tutti in una volta. «Carestia!» diceva uno, «non c'è carestia sono gli accapparratori, birbanti». «I fornaj, i fornaj» gridava un altro. «Impiccarli! dei buoni esempj, senza pietà. E quei birboni impostori che con un'aria pietosa hanno la sfrontatezza di dire che il pane è caro perché il raccolto è stato scarso, e che il grano manca!
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