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      Il Padre Cristoforo vedendo Don Rodrigo alzarsi, come perduta la pazienza, temè che questi rompesse affatto il discorso, e levatosi egli pure col maggior garbo che potè, e con aria quasi supplichevole, dissimulando quello che potevano avere di frizzante le parole che aveva intese, rispose: «Sì la mi preme; ma non più di lei: io veggio in entrambi dei fratelli di redenzione, e delle anime che mi sono più care del mio sangue. Don Rodrigo io sono un nulla dinanzi a lei, ma il mio rispetto, ma la mia riconoscenza potranno forse valere qualche cosa per la intensità loro se non per la mia persona. Non mi dica di no: salvi una innocente, una sua parola può far tutto».
      «Ebbene», disse Don Rodrigo, «giacch'ella crede ch'io possa far molto per questa persona; giacché questa persona le sta tanto a cuore...»
      «Ebbene?» riprese ansiosamente il Padre Cristoforo al quale l'atto e il contegno di Don Rodrigo non permettevano di abbandonarsi alla speranza che parevano annunziare le sue parole.
      «Ebbene», proseguì Don Rodrigo: «le consigli di venirsi a mettere sotto la mia protezione. Non le mancherà più nulla, e non son cavaliere, se alcuno ardisce inquietarla».
      «La vostra protezione!» riprese il padre Cristoforo, dando indietro due passi, appoggiandosi fieramente sul piede destro, e mettendo la destra sull'anca, levando la manca coll'indice teso verso don Rodrigo, e piantandogli in faccia due occhi infiammati: «la vostra protezione! bene sta che abbiate parlato così; che abbiate fatta a me una tale proposta.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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