» prolungato in aria di trionfo, levando il mento, ed avanzando la faccia verso Fermo.
«Benedetta voi...!»
«Mah!» interruppe Agnese: «tutto questo serve poco, perché Lucia si ostina a dire che è peccato».
Fermo pos'egli pure in campo la sua eloquenza: fece mille interpellazioni a Lucia, e rispose sempre egli per mostrare che i dubbj di essa erano vani: ma Lucia fu inconcussa.
«Sentite», diss'ella, «fin qui abbiamo fatto tutto col timor di Dio; proseguiamo a questo modo, e Dio ci ajuterà. Io non capisco tutte queste vostre ragioni: vedo che per far questa cosa bisogna camminare a forza di bugie, di nascondigli. No no Fermo: io voglio esser vostra, ma colla fronte scoperta, il bandolo lo troverà la provvidenza».
La disputa, come era da supporsi, divenne generale. Fermo insisteva rimproverando Lucia di poco amore, e ripetendo i suoi argomenti con una forza e una amarezza sempre crescente: Lucia addolorata, tenera, ma ferma li ribatteva singhiozzando, ed Agnese predicava all'una, dava sulla voce all'altro secondo l'occasione. Tutt'ad un tratto, un calpestio affrettato di sandali, e un romore di tonaca sbattuta, somigliante a quello che produce in una vela allentata il soffio ripetuto del vento, annunziò il Padre Cristoforo. Si fece silenzio, e Agnese ebbe appena il tempo d'imporre sotto voce a Lucia di non dir parola del disegno contrastato.
CAPITOLO VII
...
Il Padre Cristoforo arrivava nell'attitudine d'un buon generale, il quale, perduta, senza sua colpa, una battaglia importante, afflitto ma non iscorato, soprappensiero, ma non istordito, a corsa e non in fuga, si porta ove il bisogno lo chiede, a premunire i luoghi che potrebbero esser minacciati, a dare ordini, disposizioni, avvertimenti.
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