«Lo giuro», disse Fermo.
«Chiama in testimonio quella Vergine», disse il Padre Cristoforo, «che tu non attenterai alla vita del tuo nemico, che tu farai tutto per evitarlo».
«Così la Vergine non mi abbandoni», disse Fermo, commosso, ma risoluto.
«E non ti abbandonerà»; rispose il Padre gettandogli le braccia al collo. «Addio: ricordatevi del garzoncello. Dio sia con voi».
Lucia lo salutò piangendo.
«Padre, padre», gridò Agnese, trattenendolo, «quanto sono mortificata che in grazia nostra Ella torni così tardi al convento». Il Padre Cristoforo pensò che il miglior modo di corrispondere a questo complimento era di non perder tempo in altre parole, e partì.
«Me lo avete promesso», disse Fermo a Lucia.
«Ve l'ho promesso e lo manterrò»: rispose Lucia colle lagrime agli occhi, «ma vedete, come me lo avete fatto promettere. Dio non voglia...»
«Perché volete farmi un tristo augurio, Lucia? Dio sa che non facciamo torto a nessuno».
Agnese voleva riparlare della spedizione, e pigliare i concerti, ma Lucia pregò che tutto si rimettesse all'indomani, e Fermo partì agitato lasciando le donne più agitate di lui.
Intanto il Padre Cristoforo, benché fiaccato e frollo delle corse, dei disagi, delle inquietudini, e delle parlate di quel giorno, aveva presa correndo la via per giungere al più presto al convento; e andava saltelloni giù per quel viottolo sassoso torto, e reso ancor più difficile dalla oscurità; andava il povero frate, parte ruminando gli accidenti della giornata, e quello che poteva soprastare, parte pensando all'accoglienza che riceverebbe al convento giungendovi a notte già fitta.
| |
Fermo Vergine Padre Cristoforo Vergine Fermo Padre Agnese Padre Cristoforo Fermo Lucia Lucia Lucia Lucia Fermo Padre Cristoforo
|