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      La povera Lucia era da molte ore nelle angosce di questo sogno: Agnese, la stessa Agnese così risoluta, e disposta all'operare, era sopra pensiero, e trovava a stento le parole per rincorare la poveretta. Ma al momento in cui l'azione comincia, e l'animo che fino allora tollerava i pensieri che gli passavano sopra, cacciandosi a vicenda, e tornando, è costretto a comandare una risoluzione e a dirigere le azioni del corpo, allora egli si trova tutto trasformato: al terrore e al coraggio che lo agitavano succede un altro terrore, e un altro coraggio: l'impresa si affaccia alla mente come una apparizione nuova, inaspettata, si scoprono mezzi e ostacoli non pensati: ciò che sembrava più difficile si trova talvolta fatto quasi da sè, l'immaginazione si ferma spaventata, le membra niegano il loro uficio ad un passo che era sembrato il più agevole: il cuore manca alle promesse che aveva fatte con più sicurezza.
      Un matrimonio clandestino era per Lucia Zarella quello che l'uccisione di un dittatore per Marco Bruto. Quando s'intese bussare sommessamente alla porta, Lucia fu presa da tanto terrore, che risolvette in quel momento di soffrire ogni cosa, di esser sempre divisa da Fermo piuttosto che eseguire la risoluzione presa; ma quando Fermo entrato disse: «son qui, andiamo»; quando tutti si mostrarono pronti ad avviarsi senza esitazione, come a cosa già determinata, Lucia non ebbe spazio né cuore di far contrasto e come strascinata, prese tremando un braccio della madre, e un braccio di Fermo, e s'avviò senza far motto colla brigata avventurosa.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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