Così i temerarj si contengono col solo timore».
«Temerarj, temerari: io so molto bene che Don Rodrigo non è molestato da nessuno, se non cerca egli di molestare altrui».
«Eh! signor Zio ella sa quanti si trovano che presumono di essere superiori ad ogni autorità, e si fanno arditi contra chicchessia. C'è per esempio un frate nel convento di Pescarenico, eh! signor Zio, non si può immaginare che superbia abbia costui».
«Che c'entra questo frate con Rodrigo?»
«Ci vuole entrare per forza, signor Zio. Costui è pieno di premura, probabilmente spirituale, per una foresotta di quei contorni, e la guarda con un sospetto... guai se alcuno le si avvicina. Che cosa va a mettersi in capo questo frate? Che Rodrigo gli voglia rapire l'affetto di questa sua colomba. E tutto questo, perché forse Rodrigo l'avrà guardata qualche volta passando: ma come le dico, la carità di questo frate è molto permalosa. Ora non può credere le cose che ha dette costui di Rodrigo, i visacci che gli ha fatti, il tuono di minaccia con cui lo guarda, come se fosse un ragazzo plebeo».
«E questo frate sa che Don Rodrigo è mio nipote?»
«E come lo sa! Si figuri, che non faccio per censurare mio cugino, ma è il suo debole, lo dice ad ogni occasione, e lo compatisco; quando si ha un onore di questa sorte, non si vorrebbe tenerlo celato».
«E non ci è nessuno che faccia ricordare a questo frate che Don Rodrigo è mio nipote?»
«Eh pensi! tutte le persone di giudizio glielo fanno ricordare».
«E che dice egli?»
«Dice... dice che il cordone di San Francesco non ha paura nemmeno degli scettri della terra».
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