«Mi sono presa questa sicurtà d'incomodare Vostra Paternità reverendissima», diss'egli, «per un affare che deve conchiudersi a comune soddisfazione. E senza più, le dirò sinceramente di che si tratta, senza raggiri, col cuore in mano, come uso con tutti e specialmente con le persone che venero particolarmente. Ecco il fatto. Nel loro convento di Pescarenico presso Lecco, v'è un certo padre Cristoforo da Cremona?»
«Vostra Eccellenza è bene informata», rispose il Provinciale.
«Mi dica un po' schiettamente in amicizia, Padre Molto Reverendo, che informazioni tiene di questo soggetto?» riprese il Consigliere segreto aspettando la risposta. Ma il Padre Provinciale non era uso di rispondere alla prima chiamata, e molto meno in un caso simile. S'accorse egli che il Conte voleva cavare da lui tutte le notizie possibili prima di fargli conoscere il suo disegno, e propose di condurre per quanto potesse il discorso nel modo opposto. - Perché - pensava il Padre - chi sa per qual cagione questo signore vuol essere informato del Padre Cristoforo. Potrebbe forse avergli posto addosso gli occhi per servirsene in qualche maneggio, e allora non mi converrebbe screditarlo; potrebbe volergliene per qualche puntiglio, e allora non mi converrebbe pigliar le parti di fra Cristoforo prima di saper bene di che si tratta, e fino a che punto lo potrò sostenere. In ogni caso prima di farmi cantare, dovrà cantare egli più chiaro.
- Fatte rapidamente queste riflessioni, il Padre rispose: «Se V.E. vuol compiacersi di dirmi più chiaramente perché le preme il Padre Cristoforo, spero di poterle dare tutte le cognizioni che posso averne io medesimo».
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