«Ella è così, padre», continuò il Conte. «Tocca dunque a noi il rappezzare gli sdruciti che i giovani fanno».
«Tra me e lei (così disse il signor Conte) tra me e lei si potrà sopir l'affare».
Queste parole furono molto gradite al Provinciale. È vero, ed ognuno lo sa, che a quei tempi i membri d'una congregazione religiosa erano affatto indipendenti da ogni podestà secolare, e non avevano quindi nulla a temere da essa. E quando questa si trovava in collisione con alcuno di loro, e voleva prescrivere qualche cosa, la più forte, la sola minaccia che usasse e che potesse usare si era che avrebbe richiesto al papa che i renitenti, quelli che avessero contrafatto agli ordini fossono mandati fuori dello stato come diffidenti di S.M.; il che si può vedere nelle gride contra gli omicidi, banditi, i bravi, dove questa minaccia è fatta ai regolari che gli ricoveravano, e ponendoli così in luogo d'asilo gli involavano dalle mani della forza secolare. In un'epoca posteriore fu pensato al modo di render più forte questa minaccia, e di estendere la pena; e questo sforzo merita d'esser ricordato e come un attestato insigne della impotenza della forza civile a raggiungere gli ecclesiastici, e come un esempio notabile di stolta e feroce iniquità. L'onore di questo trovato appartiene al Signor Don Luigi de Revavides, Marchese di Fromista e Caracena Conte di Pinto. Estese egli questa minaccia d'esser trattati come diffidenti di S.M. anche ai parenti più prossimi di quegli ecclesiastici, che avessero raccettati nei luoghi sacri ed immuni certi banditi.
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