Quanto alle ciarle da spargersi per via e alle fermate, onde far stornare dal vero le congetture dei curiosi, il Conte ne lasciò l'invenzione alla prudenza, ed alla sagacità dei suoi uomini; perché gli aveva scelti tra i più provati, e più destri, e tali che sapessero conformare la condotta e i discorsi alle circostanze che egli non poteva prevedere. Contemporaneamente, a paro per un'altra via il messo di Egidio tornò al suo padrone, e gli portò la risposta nella quale il Conte, con un gergo da loro soli inteso lo avvertiva di ciò ch'egli aveva ordinato. Egidio, lasciato riposare il messo, lo rispedì alle poste dov'erano giunti gli uomini del Conte, e li fece istruire di ciò che avevano a fare. Tutta quella giornata fu spesa in preparativi. Il giorno appresso (la nostra storia lo registra, ed era il ventuno di novembre) Egidio diede avviso a Geltrude che tutto era in pronto, e ch'ella dovesse mantenere la sua parola, operar tosto secondo le istruzioni ch'egli le aveva date.
Geltrude scese nel suo parlatorio appartato, e fece chiamare Lucia. La nostra poveretta innocente corse volonterosa alla chiamata. Dopo la partenza della madre, rimasta come smarrita, senza consiglio, senz'altro appoggio che quello della Signora, non si sentiva mai tanto sicura come presso di lei. Ben è vero che quel non so che d'inusitato e di strano ch'ella aveva trovato nei discorsi e nel contegno di essa gli aveva lasciata una impressione d'incertezza e quasi di timore, ma ella era tanto lontana dal sospettar pure le vere cagioni di quell'inusitato, che le prime riflessioni della madre l'avevano rassicurata; e Lucia non ne aveva cavata altra conseguenza se non che i signori erano molto differenti dai poverelli.
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