Pagina (350/802)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Pochi giorni prima una gran parte del popolo si era sollevata in Milano; e dopo quel sollevamento estinto con le promesse, e seppellito coi supplizj, si erano pubblicateleggi quali il popolo le desiderava. Questo fatto era stato in tutta la Lombardia ed era ancora il soggetto dei discorsi; e il fatto come le conseguenze era narrato diversamente, come suole accadere: ognuno arrecava qualche nuova circostanza che dava luogo a qualche nuova riflessione. Ma in quel momento in Monza l'avvenimento locale occupava tutti i pensieri, e tutte le bocche: in tutti i crocchj si parlava di Lucia. Il bravo si avvicinò ad uno di quelli, come uno sfaccendato, e stette ascoltando. «Erano due carrozze di signori bergamaschi» diceva un barbassoro, «accompagnate da uomini a cavallo: la giovane si mise a fuggire pel campo di Martino Stoppa, ma fu raggiunta, e portata via di peso». E continuò con voce più sommessa in aria misteriosa: «debb'essere qualche gran tiranno bergamasco». «Io ho inteso da chi l'ha inteso da uno che v'era», disse un altro, «che le carrozze erano tre, e che la gente le fece fermare; ma quei signori misero fuora gli archibugi, e allora, mi capite, i galantuomini hanno dovuto dar luogo». «Poh!» disse il bravo, «vedete un po' come le cose si contano. A me ha detto uno là (accennando un crocchio lontano) che la giovane era daccordo, che si era trovata lì per andarsene, e che quegli che l'ha portata via era un suo innamorato». «Oh», disse uno, «se la cosa fosse così, se ne sarebbe andata senza schiammazzo». «No», rispose il bravo, «perché aveva promesso ad un altro per far piacere ai suoi parenti; e voleva far credere di esser rapita.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





Milano Lombardia Monza Lucia Martino Stoppa