E se domani a sera costoro mi tornassero in mente? che dovessi passar sempre la notte così? Diavolo! comincio ad invecchiare: vorrebb'essere un tristo vivere, e un tristo... morire. Che cosa m'ha detto quella poveretta? «Oh Dio perdona tante cose per un'opera di misericordia...» Che sa mai quella contadina? L'ha inteso dire dal curato e lo ha creduto. Imposture. Ho sempre detto imposture, e quando aveva proferita questa parola, bastava... ma adesso non serve... tornano sempre quei pensieri. Sono io quello? Sono stato tanto tempo un uomo, non ci ho pensato; ho avuto l'animo di farne tante, tante... Ebbene! ne ho fatte troppe... se non le avessi fatte... in verità sarebbe meglio. A buon conto l'opera di misericordia sono in tempo di farla. Poniamo che appena fatto il giorno io entri nella sua stanza: la poveretta si spaventa; ma io le dirò subito, subito: «vi lascio in libertà, vi farò condurre a casa». Oh come si cangerà in volto! che cose mi dirà! mi darà delle benedizioni che mi faranno bene. Voglio badar bene a tutto quello che mi dirà. e ricordarmene per pensarvi la notte. Oh! sono fanciullaggini... ma a buon conto io non posso dormire. Ma quando verrà giorno! Che notte eterna! Mi pare quella notte ch'io passai ad agguatare dietro un angolo quel temerario di Vercellino che doveva tornare dal festino di corte... Ecco, io stava lì cheto, cheto; quando sentiva una pesta, guardava fiso, fiso; non era egli, ed io ritto e cheto nel mio angolo: sento una pedata che mi par quella, sporgo il capo, guardo, è colui: fuori, addosso col mio stocco: mandò un gemito, e mi cadde sulle gambe, gli diedi una spinta, e me ne andai.
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Dio Vercellino
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