I pochi i quali tengono questa opinione, si trovano in un bell'impiccio; perché mettendola fuori, sono certi di acquistarsi il titolo di cattivi cittadini; e fanno compassione; perché è doloroso il trovarsi tra la necessità o di negare la verità conosciuta, o di acquistarsi un titolo brutto e odioso. E in verità noi vorremmo avere qualche autorità, qualche appicco, qualche entratura coi loro avversari, per poterli pregare di provare soltanto con ragioni di fatto che quella opinione è falsa, e di lasciare da banda quel titolo affatto estraneo alla questione, e fuori di proposito. E infatti, se fosse a proposito, dovrebbe applicarsi a tutti gli uomini di qualunque nazione sieno, i quali riconoscano che la loro possa essere stata coltivata con gli studj d'un'altra: ora noi non applichiamo generalmente questa misura; poiché quando troviamo negli scritti d'un francese quella opinione che la Francia barbara, incolta, abbia ricevuta la luce delle lettere per mezzo dei grandi scrittori d'Italia; noi non chiamiamo quella opinione una ingiuria fatta da quegli scrittori alla loro patria, ma una generosa confessione del vero; non gli chiamiamo cattivi cittadini, ma uomini veggenti, candidi, imparziali. Ricordiamoci adunque che l'adoprar peso e peso, misura e misura, è cosa abbominevole; e siamo coi nostri così giusti e indulgenti come siamo con gli stranieri; senza pregiudizio però, giova ripeterlo, delle buone ragioni, che si potranno dire quando a Dio piaccia, per provare a questi nostri che pigliano un granchio.
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