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      Uscito nella stanza dov'era il Conte, qui pure solo in un canto, mentre tutti gli altri presenti si stavano raggruppati in un altro, a guardarlo e a parlare sommessamente, il cappellano gli si accostò, e gli disse che Monsignore lo aspettava; facendo nello istesso tempo, in modo da non essere veduto dal Conte, un cenno delle spalle e del volto agli altri, che voleva dire: - Quell'uomo benedetto; accoglierebbe Satanasso in persona.
      Il Conte allora prese tosto una cintura con la quale teneva appeso l'archibugio, e facendolosi passare sul capo se lo tolse dalla spalla, si cavò dalla cintura dei fianchi due pistole, si staccò uno spadone, e fatto un fascio di tutto, si accostò ad uno dei preti che si trovavano nella stanza, gli consegnò quel fascio dicendo: «sotto la vostra custodia». «Signor sì», disse il prete, e, non senza impaccio, allargando ben bene le mani, e ponendo cura che nulla ne sfuggisse, lo prese con delicatezza come avrebbe fatto d'un bambino da portarsi al Fonte. Restava ancora un pugnale, di cui il manico d'avorio intarsiato d'oro sporgeva tra il farsetto e la veste: e gli occhi erano rivolti sul Conte, per osservare se egli compisse la buona opera di disarmarsi e desse anche questo al curato: ma il Conte non n'ebbe pure l'immaginazione: togliersi il pugnale era un pensiero troppo strano per lui: gli sarebbe sembrato di andar nudo.
      Il cappellano aperse la portiera, ed introdusse il Conte; il Cardinale si alzò, gli si fece incontro, lo accolse con un volto sereno, e accennò con gli occhi al cappellano che partisse; ed egli partì. Il Conte s'inchinò bruscamente, e guardò il Cardinale, abbassò gli occhi, tornò ad alzargli in quel venerabile aspetto.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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