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      Costoro saltano il confine, e sono in sicuro: eh gli ho avvezzi io così! - Ma che! dovrò io dunque umiliarmi a fingere dinanzi a costoro! a questi scellerati! Scellerati? costoro? chi sono costoro? i miei scolari, i miei amici, quelli che ho ammaestrati io! Facciamo il bene per l'unica via che è aperta. Bisogna dissimulare; si dissimuli. - Così pensando egli si guardò attorno, e visto che nessuno dei suoi era in vicinanza, alzò la voce, ordinò ai lettighieri di restare, scese da cavallo, si avvicinò alla lettiga, e salutata la buona donna che v'era seduta le disse sottovoce: «L'opera di carità che voi fate ora, vuol esser condotta con prudenza assai. Lasciatevi regolare da me in tutto; e sopra ogni cosa non dite parola che a quella poveretta, e a chi ardisse interrogarvi, dite che parli con me. Voi entrerete nella stanza dov'è quella giovane, le direte brevemente che siete venuta a liberarla; non ne dubiterà, quando vedrà il suo curato: sarà spaventata, poveretta! vedete di annunziarle la cosa in modo che la sorpresa non le faccia male; la lettiga verrà nella stanza, e ripartiremo tosto». La buona donna rispose che farebbe come le era detto. Mentre il Conte le dava questa istruzione Don Abbondio, il quale fino allora si era spaventato ad ogni bravo che s'incontrava, e che per consolarsi guardava ai lettighieri e ai palafrenieri, stava tutto in incertezza per questa fermata, e sospirava. Il Conte spiccatosi dalla lettiga si avvicinò alla mula di Don Abbondio che aspettava quello che avvenisse con gli occhi sbarrati, e gli disse sotto voce: «Signor Curato; ella non ha bisogno che io le insegni ad esser prudente; ma in questa casa, è necessaria una prudenza che io solo pur troppo posso conoscere appieno.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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