Giunsero a Chiuso che il Cardinale, il clero e il popolo erano ancora nella Chiesa. La buona donna fece andar la lettiga a casa sua, dove discese, e condusse Lucia già tutta rassicurata, e tosto le fece animo a ristorarsi dopo un sì lungo digiuno. L'invito era ben altrimenti gradevole che non nella bocca della vecchia del castello, e Lucia, che sentiva il bisogno di nutrimento, accondiscese con riconoscenza. Intanto Don Abbondio e il Conte entrarono nella casa del curato, e quivi si stettero ad aspettare il Cardinale.
Questi non tardò molto a venire, precedendo velocemente il clero che gli faceva codazzo, ed entrato nella stanza, e veduti i due tornati, chiese tosto con ansietà: «È qui?»
«È qui», rispose il Conte.
«L'abbiamo condotta sanamente», rispose Don Abbondio.
«Dio sia lodato!» sclamò il cardinale: «e ve ne rimeriti entrambi». E preso in disparte il Conte, mentre gli altri si ritiravano: «Non siete più contento ora?» gli chiese. «Vedete, se Dio ancor non sa che fare di voi?» Quindi per quella gentile e minuta sollecitudine ch'egli metteva anche nelle cose più gravi: «voi dovete essere affaticato», disse al Conte, «certo voi non mi abbandonerete oggi: e... ma questa mattina voi non avete certo pensato a far colazione?»
«No davvero», rispose il Conte.
«Bene, bene», rispose il Cardinale, «io voglio cominciare a provare se posso farmi obbedire da voi», e traendolo per la mano si avvicinò al buon curato di Chiuso, che se ne stava cheto fra gli altri, e gli disse, con aria sorridente:
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