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      Don Rodrigo e i suoi scherani respirarono allora dallo spavento; ma i pensieri che rimasero a Don Rodrigo non furono molto più sereni. Il cocchiere sferzò i cavalli per allontanarsi al più presto, e tutti i viaggiatori, senza dir motto, lo lodarono in cuore, e si rallegrarono, sentendo che la carrozza andava celeremente, senza impedimenti in una strada solitaria. Buon viaggio!
      Intanto il buon Federigo attendeva in Maggianico a spicciare le faccende e a celebrare le funzioni solite della visita. Il Conte del Sagrato era venuto quivi di buon mattino con la folla, e dopo il Cardinale era egli il personaggio che traeva a sè tutti gli sguardi. I terrazzani e i concorsi si avvicinavano a lui per curiosità e per interesse, e si ritraevano per una antica abitudine di spavento; ma visto poi il curato che passando su la piazza, e accorto del Conte gli si accostò, e si fermò a salutarlo cordialmente, più rassicurati si ravvicinavano ancora, come una troppa di pulcini ombrosi non avvezzi ancora a conoscere la massaja fuggono in confusione al suo comparire, poi vedendola tranquilla senz'atto di minaccia, e vedendo la chiocchia alla quale si riparavano, andarle vicino senza sospetto, le tengono dietro, e tornano, però non senza esitazione, all'oggetto che gli aveva spaventati. Federigo aveva dato ordine che appena giunto il Conte gli fosse annunziato, e lo accolse nei primi momenti di riposo. Frattanto egli e Lucia erano il soggetto di tutti i discorsi: i paesani di quella chiedevano avidamente notizie della ultima storia della poveretta, e raccontavano in cambio le sue prime vicende.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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