E perché vi distingue ella così, se non a fine che possiate farlo? QUEGLI da cui abbiamo la missione e l'esempio, il precetto e la forza di eseguirlo, quando venne su la terra ad illuminare i ciechi, a congregare i dispersi, ad evangelizzare i poveri, a curar quelli che hanno il cuore spezzato, a ben fare, a salvare, pose Egli per condizione di aver salva la vita?»
Don Abbondio teneva bassi gli occhi, il capo, le mani; il suo spirito si dibatteva tra quelli argomenti, come un pulcino negli artigli del falco che lo tengono elevato in una regione sconosciuta, in un'aria che non ha mai respirato. Vedendo poi che il Cardinale taceva come chi aspetti una risposta, dopo aver molto cercato, articolò finalmente queste parole: «Non so che dire: avrò fallato: è giusto che i superiori abbiano ragione. Quando la vita non si ha da contare per nulla, non so che dire. Vossignoria illustrissima parla bene... Bisognerebbe però», aggiunse con voce meno spiegata «essersi trovato al busillis».
CAPITOLO IV
Ebbe appena Don Abbondio proferite queste ultime parole che se ne pentì, s'accorse d'aver detta una insolenza, e si aspettò che questa volta Monsignore monterebbe affatto in bestia. Ma alzando dubbiosamente lo sguardo, fu molto maravigliato in vedere la faccia di quell'uomo, ch'egli era destinato a non poter mai né indovinare né comprendere, in vederla passare da quella gravità riprensiva ad una gravità tutta compunta e pensosa. «Pur troppo!» disse il Cardinale: «tale è la nostra miseria.
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