Che! il lupo s'era mostrato, le pecore pascevano con sicurezza, e voi non avete pensato, non dico a difenderle, ma né pure a farle avvertite. Coi cenni l'avreste dovuto, quando la parola vi fosse mancata».
«Ecco come vanno le cose», disse Don Abbondio: «io mi confondo davanti a Vossignoria illustrissima, e faccio torto alla mia causa, per non saper ben dire le mie ragioni. Non le ho detto che quei due (due lì presenti, ma a contarli tutti, sono un reggimento) quei due mi hanno proibito espressamente, sotto pena della vita di parlare».
«Dio buono!» riprese Federigo, «voi avete creduto, voi credete ancora, voi sostenete dinanzi a me che una tale proibizione dovesse essere per voi un comandamento? Che doveste obbedire? Così dunque basterebbe un violento in ogni parrocchia per fare che il ministero fosse tutto sospeso, i pastori muti e schiavi? i deboli abbandonati? Che dovevate voi fare? Chiedere a Dio la forza che vi era necessaria, e Dio ve l'avrebbe accordata; non perdere un momento: avvertire quei due poveretti della iniquità potente che stava all'erta contra di loro, strascinarvi in Chiesa, e fare a malgrado dell'uomo quello che Dio vi comandava, consacrare la loro unione, e chiamare sopra di loro la benedizione del cielo: dovevate soccorrerli di consiglio, di mezzi per porsi al riparo con la fuga, cercar loro un asilo, fare quello che implorereste se foste perseguitato da un più forte di voi: dovevate informar tosto il vostro vescovo del loro, del vostro pericolo, dell'impedimento che una violenza infame poneva all'esercizio del vostro ministero.
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