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      Tacque egli per qualche momento, non trovando ragione da opporre in quel campo dove il Cardinale aveva posta la questione, e dove la teneva a forza. Finalmente per dir qualche cosa pensò a cangiarla e a ricriminare. Disse dunque con quella debolezza ostile che fa svanire anche la pietà che la debolezza ecciterebbe naturalmente:
      «Quelli che vengono a rapportare, ad accusare, non dicono tutto, Monsignore illustrissimo. Questo bel fiore di virtù, questa povera giovane è venuta per sorprendere il parroco e per fare un matrimonio clandestino. E quel suo sposo, era una buona lana, è andato a Milano, e sa il... cielo che cosa ha fatto: a buon conto ha dovuto fuggire».
      «Io lo sapeva», disse il Cardinale; «ma voi come osate parlare di questi fatti che aggravano la vostra colpa, che ne sono la conseguenza? Voi chiudete a dei poverelli la via legittima per giungere ad un fine legittimo, e siete voi quello che fate lor carico se ne hanno presa una illecita? Certo il vostro rifiuto non gli scusa: ma pensate voi bene in questo momento quale sia l'animo di colui a cui si nega quello che gli è dovuto? L'uomo è tanto artificioso per giustificare i mezzi, che lo possono condurre ai suoi desiderj! che debb'esser quando i desiderj sono giusti? Non è questa la più forte delle tentazioni? Mal fa chi soccombe anche a questa: ma che dite di colui che la dà? E quello sventurato giovane; bene avete detto, sa il cielo che cosa ha fatto! Ah! tutti errano pur troppo, anche quelli che dovrebbero raddrizzare gli errori altrui: v'ha tanti scellerati impuniti, Dio volesse che la pena, che il terrore della pena non cadesse mai sugli innocenti!


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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