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      .. questo numero... pesa tanto in mano mia... e sarei tanto sollevato se l'accettaste... Non mi farete questa grazia, per mostrarmi che m'avete perdonato?» e vedendo che il volto d'Agnese esprimeva il consenso che il volto e le parole di Lucia negavano, presentò alla madre il rotolo, implorando pur con lo sguardo il consenso di Lucia.
      «Grazie», disse Agnese al Conte; «e tu», continuò rivolta a Lucia, «ora non parli bene. Questo signore lo fa pel bene dell'anima sua, e noi poveri non dobbiamo esser superbi». Così dicendo svolse il rotolo, e sclamò: «Oro!»
      «Vostra madre ha ragione», disse Don Abbondio: «accettate quello che Dio vi manda, e se vorrete farne del bene non mancheranno occasioni. Così facessero tutti! Così Iddio toccasse il cuore a qualchedun altro e gli ispirasse di compensare anche me povero prete, delle spese che ho dovuto fare in medicine per quella maledetta...» Voleva dire - paura - ma ebbe paura di parlare imprudentemente e si fermò.
      «Vi ringrazio della vostra degnazione», disse il Conte a Lucia, «e del vostro perdono. E se mai in qualunque caso voi credete ch'io possa esservi utile, voi sapete... pur troppo... dove io dimoro. Il giorno in cui mi sarà dato di fare qualche cosa per voi, sarà un giorno lieto per me: mi parrà allora che Dio mi abbia veramente perdonato».
      «Ecco che cosa vuol dire avere studiato!» disse Agnese: «appena Dio tocca il cuore, si parla subito come un predicatore».
      Lucia ringraziò pure il Conte, il quale dopo d'aver ripetute parole di scusa e di umiliazione e di tenerezza, si congedò, uscì con Don Abbondio, e sulla porta si divisero.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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