Ma Fermo non sapeva che quello era un giorno d'eccezione, in cui le cappe s'inchinavano ai farsetti.
Entrò egli nel viottolo che gli era stato additato, e dopo un breve cammino si trovò all'angolo del Lazzeretto; e dinanzi alla porta orientale.
Non bisogna però che a questo nome il lettore si lasci correre per la fantasia le immagini che ora gli sono associate: ma che cerchi di raffigurare con la mente gli oggetti quali erano al tempo di Fermo.
Al di fuori della porta, invece dell'ampia e diritta via fiancheggiata di pioppi che si vede al presente, una stretta e tortuosa strada la quale da principio seguiva la linea del lazzeretto, e poi correva sghemba fra due siepi. Una portaccia sostenuta da due pilastri, coperta da una tettoia per riparare le imposte, e fiancheggiata da una casipola pei gabellieri. A destra e a sinistra di chi entrava due salite ai bastioni, non come ora inclinate regolarmente, fra due cordoni paralleli, ed orlate d'alberi, ma tortuose, non battute, con una superficie ineguale di rottami e di cocci gettati a caso. Il corso, ampio e irregolare come al presente, aveva nel mezzo un fossatello, che fra due rive erbose prosaicamente, senza esser campestri, menava un'acqua lenta, bruna e carica d'immondizie: di modo che il corso era partito in due strade strette e torte, coperte or di fanghiglia ora di polvere secondo l'ora del tempo e la stagione. A pochi passi dalla porta, dove è ancora la contrada di Borghetto (chi non la conosce è un tartaro) questo fossatello passava sotto una volta, e lasciando libero il mezzo riusciva lungo alcune casipole a destra di chi entrava, e quindi passando in un'altra tomba, attraversava sotterraneamente la salita del bastione, e si gettava nel fosso che lambe il muro della città. Al primo entrare si affacciavano a destra le casipole di cui abbiamo parlato, e ch'erano abitazioni di lavandaj, addossate all'abbazia di San Dionigi la quale occupava una parte di quello che ora è giardino pubblico: verso il mezzo del giardino attuale v'era allora una strada che divideva il terreno dell'abbazia dal terreno d'un monastero, di cui il chiostro rimane tuttavia in piedi, con una facciata la quale vorrebbe dire: - sono un palazzo -, con tre altri lati che par che dicano: - siamo un casolare dirupato -, ed un complesso che non sa bene quello che si voglia dire.
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