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      Gli passava bene per la mente che quella cuccagna non sarebbe stata che pei birboni più vigorosi e più svergognati, che i veri languenti per fame non si sarebbero gettati in quel tumulto, e così la parte la più debole e la più degna di soccorso avrebbe continuato a patire, e in quel giorno principalmente sarebbe stata forzatamente priva anche dei soccorsi della carità volonterosa, ma impotente; vedeva bene col suo buon senso che quell'orrendo sciupio non avrebbe certo diminuita la scarsezza, e che quella farina calpesta per le vie non sarebbe più andata in nutrimento di nessuno; ma queste riflessioni fugaci, e quasi inavvertite non bastavano a soffocare quel gaudio del garbuglio e dell'anarchia che si alzava nel cuore buono, ma irritato, e nella mente non perversa ma pregiudicata di Fermo. Nulladimeno egli propose di starsene fuori, e si rallegrò di essere raccomandato ad un cappuccino; il quale gli darebbe ricovero, e buoni pareri.
      Passato dinanzi alla croce, si portò egli sulla sinistra del corso, camminando lentamente verso il convento: ad ogni passo vedeva egli arrivare nuova gente alla rinfusa; altri trionfante e carico delle spoglie, altri che quatto quatto si ritirava dal tumulto. Dove sorge ora quel bel palazzo con una ampia loggia v'era allora, e v'era ancora non son molti anni, una piazzetta, e in fondo ad essa la chiesa dei cappuccini, e la porta del convento: noi facciamo i nostri complimenti a quei lettori i quali non hanno veduto niente di tutto questo; ciò vuol dire che son molto giovani; ed essendo al mondo da poco tempo avranno fatto anche poche minchionerie.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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