Preghiamo il cielo, che quando hanno da nascere uomini di quel carattere, si trovino collocati in una condizione dove abbiano da faticare assiduamente per vivere, che al più possano dissertare in un picciolo crocchio, e che non giungano mai a far cose per cui debbano avere statue dopo la morte.
Il corteo clamoroso dovette condensarsi e insaccarsi onde passare come per una trafila nella via angusta dei Fustagnaj, e quindi sboccare al Cordusio. Quivi era già ammassata un'altra folla, e il saccheggio d'un forno era avviato: i sopravvegnenti incalzavano quelli che erano già signori del campo, e si trasfondevano in essi, come potevano.
Tutto ad un tratto una voce orrenda uscì dalla folla: «andiamo dal Vicario di Provvisione, a fare una giustizia». Quella voce fu come una scintilla caduta nel mezzo d'una polveriera. «Dal Vicario di Provvisione» gridarono tutti: e parve un rammentarsi d'un accordo già fatto, più che una risoluzione di quel momento. La casa del Vicario era sventuratamente vicinissima a quel luogo: in un punto la via fu piena, e la casa cinta d'ogni parte.
Il Vicario di Provvisione stava in quel momento facendo un chilo agro e stentato d'un pranzo mangiato di mala voglia con un po' di pane raffermo rimasto del giorno antecedente, e fra pensieri tristi, di stupore, di inquietudine, di incertezza.
Uno o due benevoli, (perché nei garbugli sempre vi trascorre qualche onesto che cerca poi di impedire un po' di male) precorsero lo stormo, ed entrati nella casa, avvertirono del pericolo.
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