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      E siccome dopo esser stato qualche tempo, osservatore silenzioso, aveva poi schiamazzato la parte sua per qualche ora, così la sua gola era come d'aprile un campo che sia in grande necessità di pioggia, e invece vi abbia tirato un gran vento. Quindi le immagini grandiose di assembramenti, di deliberazioni publiche, di carrozze, di prigioni, di Don Rodrigo in fuga, diedero luogo nella sua mente, e vi si presentò in vece una scranna, un fiasco, un po' di companatico, e un letto; e dietro alle immagini tosto il pensiero del come procacciarsi le cose.
      In tutt'altra occasione Fermo balzato dai suoi monti nella città, di notte, senza conoscenti sarebbe stato impacciato assai, ma l'attività e i successi di quel giorno gli avevano data una gran fiducia nelle sue forze, e avevano fatto di lui un uomo assai più disinvolto dell'ordinario.
      - Osterie in Milano ce n'è, - diss'egli fra se medesimo: - e con la lingua in bocca, e con quattro soldi in tasca non si perisce in nessun luogo. Oh! e la lettera da dare al Padre Bonaventura? È tardi, a quest'ora il convento sarà chiuso, e sa il cielo quanto è distante, e avrei a domandare forse venti volte la via prima di giungervi: e poi... quand'anche fosse giorno chiaro, che andrei a fare ora dal Padre Bonaventura? Se è tanto amico del Padre Cristoforo, sarà un santo anch'egli: buona gente nel confessionale, al letto d'un moribondo: ma delle cose di questo mondo... so ben io, non s'intendono niente. So già quello che mi direbbe: «figliuol mio, sono tempi cattivi, statevene fuori, non andate nella gente». Poh! se tutti dovessero dar retta a chi dà di questi pareri, non si farebbe mai nulla a questo mondo.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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