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      - Va che sarai servito: tua colpa: tangheri, che volete girare il mondo, senza saper da che parte nasca il sole.
      Qui tolse da un canto un buon randello, s'avviò alla porta, e uscì nella via, sempre continuando la sua orazione.
      - Io ho fatto quello che ho potuto per salvarti, e tu bestia, in ricompensa, per poco non mi hai messa a romore l'osteria. Ora cavatene come potrai: per me, chi che sieno per essere i pazzi che comanderanno domani, io sono a cavallo: faccio la mia deposizione, e sono in regola: quelli che hanno comandato così, sono soddisfatti; e quelli a cui non piace non ne sapranno niente.
      Le vie brulicavano ancora di gente, che andava e veniva in troppa; come le onde del mare quando il più sperto pilota non saprebbe affermare, se la burrasca sia sul finire, o sul ricominciare: ma l'oste cercando il largo fra gli scogli, camminando a sghembo tra una brigata e l'altra, ponendo cura di non urtare nessuno, e dissimulando gli urti che riceveva, se ne andava al suo cammino, continuando intanto fra sè. - E tu prega il cielo che domani tiri l'aria d'oggi, se no, stai fresco. Hai voluto affogare, affoga; ma afferrar me per una gamba, per trarmi sott'acqua con te... ah! non era azione da galantuomo. Tu mi volevi esporre, se nol sai, a trecento scudi di pena, o a cinque anni di galera, o a maggior pena pecuniaria o corporale, ad arbitrio di Sua Eccellenza. Obbligatissimo alle sue grazie.
     
      CAPITOLO VIII
      A queste parole giunse egli alla soglia del palazzo del Capitano di Giustizia.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





Sua Eccellenza Capitano Giustizia