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      L'ordine era più facile da darsi che da eseguirsi: e per non parlare che di ciò che si lega alla nostra storia, quel falso Ambrogio aveva girato lungo tempo qua e là, su e giù, sempre in mezzo alle occasioni, senza poterne cogliere una, vedendo i rei a centinaja, senza poterne fare un prigione, e si rodeva come un cacciatore che viaggiando vegga levarsi a destra e a sinistra, dalle macchie, tordi, starne, e pernici, e non abbia lo schioppo con sè; quando gli capitò nelle ugne il povero Fermo, e vi rimase, come abbiamo veduto. Il bargello malandrino andò tosto a riferire, come aveva colto in flagranti uno che predicava, come l'aveva condotto all'osteria, come quegli aveva negato obbedienza alla grida, ricusando di dare il nome, come poi egli uomo benemerito glielo aveva cavato di bocca, e come finalmente la bestia era nel covo, e non si trattava che di andarla a prendere. Il Capitano di giustizia, avrebbe voluto che fosse presa subito subito senza tardare: - ma -, pensava egli, mettendo di tratto in tratto la mano sulla sua bernoccola: - bisogna prima assicurarsi che tutte le cose sieno quiete. - All'aurora tutto era disposto in modo che non si credeva più che la forza potesse trovare ostacoli, e allora fu spedito il bargello con un notajo e due birri all'osteria della luna piena. Saliti alla stanza di Fermo, che dormiva, il bargello lo riconobbe, disse al notajo: «è l'uomo», e partì. Fermo russava già da sette ore, e non avrebbe finito così presto, se una mano che gli scoteva la spalla, e una voce che gridava: «Fermo Spolino», non lo avesse fatto risentire.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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