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      L'amore, acconsentito o combattuto, che sia, dà a tutti i discorsi una forza e un vigore suo proprio. Lucia diventava coraggiosa, e giustificava Fermo: e Donna Prassede approfittava di quelle parole come d'una confessione per provare a Lucia che non era vero ch'ella non pensasse più a lui. E con questa prova in mano lavorava sempre più animosamente sull'animo di Lucia, facendole vedere chi era colui ch'ella ardiva pure di difendere. E che doveva ringraziare il cielo che la cosa fosse finita a quel modo, altrimenti le sarebbe toccato un bel fiore di virtù. Buon per lui che le gambe lo avevano servito bene, altrimenti, avrebbe fatto una bella figura, avrebbe tenuta compagnia a quei quattro altri galantuomini... Quando la grossolana signora toccava tasti d'un suono così orribile, la povera Lucia non poteva più fare altro che prendere con la sinistra il grembiale, portarlo al volto per nasconderlo, e per ricevere le lagrime che le sgorgavano dirottamente.
      Se Donna Prassede avesse parlato così per un odio antico, per fare vendetta di qualche affronto crudele, l'aspetto del dolore che producevano le sue parole gliele avrebbe forse fatte morire in bocca o cangiare in parole più dolci; ma Donna Prassede parlava per fare il bene, e non si lasciava smuovere: a quel modo che un grido supplichevole, un gemito di terrore potrà ben fermare l'arme d'un nemico, ma non il ferro d'un chirurgo. Fatte ingojare a Lucia tutte le amare parole ch'ella credeva necessarie pel bene di lei, Donna Prassede, che non era trista in fondo, la rimandava con qualche parola di conforto e di lode, e rimaneva sempre soddisfatta di avere acconciato un po' il cuore di quella giovane.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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