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      Acconciato come una gala di mussolo, stirata da un magnano. La povera Lucia riconoscendo la buona intenzione pregava però caldamente che queste prove d'interessamento le fossero risparmiate.
      Donna Prassede aveva nel fondo del suo cuore un altro disegno sopra Lucia, che sarebbe stato il compimento dell'opera. Silietta si compiaceva molto nella compagnia di quella giovane che era la sola in casa che le desse retta, e la lasciasse parlare; e Donna Prassede pensava che si sarebbe fatto un gran benefizio a Silietta e a Lucia stessa, se si fosse potuto farle nascere la vocazione di andar conversa nel monastero dove Silietta doveva esser monaca.
      Quivi Lucia sarebbe stata fuori d'ogni pericolo per sempre, e la buona opera di Donna Prassede sarebbe stata più evidente, più conosciuta; Lucia sarebbe divenuta un monumento parlante della sapiente benevolenza della sua padrona. Non ne aveva però fatta la proposizione a Lucia, ma con quell'arte sopraffina che possedeva, cercava tutte le occasioni per far nascere spontaneamente nel cuore di Lucia questo desiderio.
      A poco a poco queste insinuazioni divenivano più frequenti e più chiare; e Lucia, cominciava a comprenderle, ma però senza che le cominciasse la voglia di acconsentirvi. V'era nulladimeno per essa un gran vantaggio, che Donna Prassede cadeva meno spesso, e con meno impeto su quel primo, più doloroso argomento, tanto più doloroso, perché Lucia non aveva con chi esilararsi della tristezza angosciosa che quei discorsacci le cagionavano.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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