Questa cosa naturale, è chiamata un inconveniente dalla grida dei 15 di dicembre, la quale vieta il portar fuori della città pane pel valore di più di venti soldi per volta, sotto pena della perdita del pane, di scudi venticinque, ed in caso d'inabilità, di due tratti di corda in publico, e maggior pena ancora all'arbitrio di S.E. per ogni volta. Ai ventidue dello stesso mese la stessa proibizione fu estesa ai grani ed alle farine.
A questo punto, con nostro rammarico, e forse con un maligno piacere dei lettori, ci mancano ad un tratto gli atti autentici; e tutte le memorie storiche che ci è stato possibile di consultare non hanno più nulla né sul prezzo del pane, né sugli altri regolamenti dell'annona. Fanno soltanto il quadro dello stato del paese in quell'anno 1629, fino al raccolto; ed ecco la copia di quel tristo quadro.
Chiuse o deserte le botteghe, e le officine; gli operaj vaganti per le vie, smunti, scarnati, tendendo la mano ad accattare, o esitando ancora tra il bisogno e la verecondia. Misti agli operaj i contadini venuti alla città, traendo i vecchj e le donne coi fanciulli in collo, e mostrandoli ai passaggeri, e chiedendo che si desse loro da vivere con una querimonia impaziente, con isguardi abbattuti e pur torvi. Misti agli operaj e ai contadini molti di quei bravi, già rilucenti d'arme e spiranti una leziosaggine ardimentosa, ora abbandonati dai loro signori, erravano mezzo coperti d'un resto dei loro abiti sfarzosi, domandando supplichevolmente, e guardando con sospetto per non tendere inavvertentemente la mano disarmata e tremante a tale su cui l'avessero altre volte levata repentina a ferire.
| |
|