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      Se il padrone era dovizioso, il prete in nome del Cardinale lo supplicava che volesse ricettare, collocare in qualche angolo della casa, nutrire quel derelitto che Dio gli mandava; ma quando il languente era portato in una casa, dove non sembrasse che in un tale anno potessero sovrabbondare provvisioni per usi di caritą, quivi il prete pregava il padrone a ricogliere e ad ospiziare per prezzo colui che vi era presentato; e sborsava il prezzo generoso anticipatamente. Notava poi il luogo, e tornava a visitare il raccomandato, a curare che nulla gli mancasse; cosģ mentre l'un prete soccorreva i giacenti nella via, l'altro percorreva le case dove erano raccolti quegli altri. La riverenza dell'abito sacerdotale, l'autoritą di Federigo come presente a quegli uficj prestati per suo ordine, e la santitą degli uficj stessi, contenevano la folla tumultuosa, in modo che quei preti potessero esercitarli tranquillamente e ordinatamente. Era questo per certo un alleggiamento ai pubblici mali, e grande se si consideri che veniva da un solo avere e da una sola volontą, ma rispetto ai bisogni scarso e inadeguato. Intanto che in tre angoli della cittą alcuni pochi erano levati da terra, e ravvivati, in cento parti cadevano le centinaja, e molti per non esser pił rialzati che sulle spalle dei sotterratori. Nč le morti continue diradavano quella folla miserabile, la fame incalzava da tutte le parti del territorio nuova folla alla cittą; le vie che vi conducono qua e lą segnate di cadaveri, brulicavano sempre di nuovi pellegrini che dal piano circostante, dai colli meno vicini, dai monti lontani venivano strascinandosi; diversi d'abito, e di pronunzia, oggetto l'uno all'altro non pił di pietą ma di orrore, luridi tutti, ognuno pił sbigottito dal trovarsi in mezzo a tanti compagni di disperazione, a tanti rivali d'accatto.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





Cardinale Dio Federigo