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      In poco tempo il Lazzeretto tra volontarj e sforzati rinchiuse poco meno di dieci mila poverelli, d'ogni età, e d'ogni sesso, della città, del contado, di più lontane regioni; uomini che avevano passata la loro vita in una operosa semplicità; e scherani pasciuti in una scioperaggine facinorosa; donne, fanciulle, giovanetti nutriti nella verecondia e nella inesperienza del tugurio, dei campi, della officina domestica, nelle consuetudini della pietà; altri fino dall'infanzia disciplinati nella scola del trivio, all'accatto, alla ruba, alla buffoneria, alla truffa, al dileggio; non sapendo né ricordandosi di Dio, se non quel tanto ch'era necessario per bestemmiare il suo nome. Si trattava di allogare, di alimentare, e di contenere con una eguale disciplina un raccozzamento così numeroso di tali e d'altri più diversi e moltiplici elementi; e la cosa sarebbe riuscita ottimamente, se la buona intenzione, lo zelo, e l'affaccendamento di alcuni potessero bastare ad ogni impresa.
      Il numero dei ragunati nel Lazzeretto fece che fossero stivati a venti a trenta per ogni cella, ove si giacevano prostrati come bestie, dice il Tadino, sopra una paglia imputridita. Il pane che si distribuiva ad essi avrebbe dovuto, secondo gli ordini della Provvisione esser buono; perché quale amministratore ha mai ordinato che si faccia e si distribuisca pane cattivo? Ma si tenne da tutti che quel pane fosse adulterato con sostanze insalubri, non nutritive; cosa più che probabile in tanta scarsezza; e con tanta difficoltà d'invigilare.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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