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      Già molte ambizioni, molte cupidigie, molti sospetti stavano all'erta aspettando ch'egli vi scendesse. Ma egli aveva instituito erede per testamento Carlo Gonzaga Duca di Nevers, del resto suo parente il più prossimo. E per assicurare l'effetto di questa disposizione, aveva segretamente fatto scrivere al Nevers che mandasse a Mantova il figlio, pur egli Carlo Duca di Rethel affinché al momento che il Ducato verrebbe a vacare, potesse pigliarne il possesso in nome del padre. Ma oltre il Ducato di Mantova, dalla successione del quale erano per investitura escluse le femine, Vincenzo lasciava pur quello del Monferrato, al quale, pel complicato, confuso, incerto, variamente applicabile diritto pubblico d'allora, Maria, nipote di Vincenzo poteva aver qualche ragione. Per togliere ogni soggetto ed ogni pretesto di dissensioni, pensò il Duca Vincenzo, o chi pensava per lui, a dare quella Maria in moglie al Duca di Rethel che aveva fatto chiamare. L'aspettato giovane arrivò che il Duca Vincenzo era agli estremi: le nozze che questi aveva proposto si fecero nella notte dopo il 25 Dicembre 1628, mentre egli moriva.
      La morte e il matrimonio terminano per lo più le tragedie e le commedie del teatro; ma danno sovente principio alle tragedie e alle commedie della vita reale. Al mattino lo sposo comparve in grande abito da lutto, assunse il titolo di Principe di Mantova, e padrone delle armi e della Cittadella, fu senza difficoltà riconosciuto dagli abitanti. Ma v'era altri a questo mondo che avevano qualche cosa da dire in quella faccenda.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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