V'è pure in una di quelle sue lettere un tratto singolare che merita d'esser ricordato. Il tenente del colonnello Merode, il cui reggimento era venuto pel primo, entrato nel giardino di Sigismondo, accennò un boschetto, e domandò che razza di piante fossero quelle, e che frutto portassero. - Ahi barbaro! - pensò il Boldoni: - non conosce l'alloro, - e conchiuse fra sè che da tal gente non era da sperarsi misericordia.
Desolato quel territorio, le feroci locuste si gettarono nella Valsassina. È un gruppo di montagne e di valli, paese poco visitato dal sole, intersecato da torrenti, petroso e selvatico negli accessi, ma per entro rivestito in gran parte di ricchi pascoli, e più fertile che non l'annunzi il suo nome: ha varie terre, quale sul pendio, quale nel fondo a luogo a luogo assai vasto perché si possa chiamarlo pianura: e sur alcuni monti più erbosi sono sparse bianche e picciole casette, che da lontano raffigurano quasi un gregge sbandato al pascolo. Non vi mancavano possessori agiati, ma la più parte degli abitanti erano e sono tuttavia mandriani i quali vi dimorano nelle stagioni più miti, e passano al piano i mesi più rigidi. La fama spaventosa della sorte di Bellano precedeva le truppe, e i valligiani s'erano presso che tutti rifuggiti sulle somme alture lasciando deposte sotterra presso le case le loro ricchezze, e cacciando dinanzi a sè le mandrie che sono la principale. Ma i saccheggiatori, ai quali non bastava quello che era stato loro abbandonato e a cui le arti di preservazione degli abitanti avevano suggerite nuove arti di offesa e di depredazione, si diedero a rintracciarli.
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