Fece addirittura tirar giù dal solajo le armi irrugginite, le fece ripulire in fretta, ne distribuì ai servitori. Quindi a misura che accorrevano fuggiaschi, egli trasceglieva gli uomini capaci di portare le armi, dava loro moschetti e partigiane: quando la provvigione fu esaurita, ne fece raccogliere all'intorno: e scompartiva gli uficj a quei nuovi soldati; altri mandava in ronda, altri più lontano per esplorare, altri stavano raccolti per porsi in difesa. Quando uno era entrato nel castello, ed era passato in rivista dal signore, diveniva verso lui come un soldato col suo antico ufiziale: tanto il Conte possedeva quella forte risolutezza che piega le volontà, e quella parola che toglie il pensiero di fare diversamente da quello ch'ella suona. Aveva allogate le donne e i fanciulli nelle stanze più riposte; i letti erano pei vecchj, e per gl'infermi: una gran sala serviva di magazzino per le robe che erano portate su dai rifuggiti: tutto era collocato in ordine, con numeri, dei quali il corrispondente era dato ai padroni; ed alla porta della sala era posto come un corpo di guardia; chi aveva portate provvigioni, viveva di quelle, e i poveri erano nutriti dal Conte con razioni che si distribuivano regolarmente come in un campo. Egli, come l'Ariosto sognò di Carlo in Parigi, di qua di là, non istava mai fermo: dava ordini, visitava posti, metteva a luogo quelli che arrivavano, governava ogni cosa; e dove nascesse qualche garbuglio, qualche contesa, si mostrava, e tutto era finito.
| |
Conte Conte Ariosto Carlo Parigi
|