Così era in fatti; e per immaginarsi a qual segno, basti sapere che gli ufiziali stessi del tribunale, quelli che dovevano fare eseguire gli ordini, erano, come l'universale convinti che fossero pazzie. Come però erano ordini, che davano ad essi una autorità, e ordini spiacenti a chiunque vi si doveva assoggettare, una gran parte di quegli ufiziali faceva un traffico della inesecuzione.
Era venuto il carnevale; e agli animi avidi di tripudio diveniva ancor più insopportabile la tirannia del tribunale che per un supposto ostinato, per un suo capriccio vi poneva inciampo in mille modi. Non consta veramente che giungesse all'eccesso di proibire le mascherate; ma faceva far visite incessanti, ma prescriveva sequestri, ma separava gente da gente, ma non rifiniva di tappezzare gli angoli delle vie di ordini minacciosi, malinconici, ma insomma voleva intrudere a forza quella idea di peste in tutto, amareggiava e teneva su la corda ogni galantuomo. Più ancora fremevano coloro che come sospetti erano rinchiusi nel lazzeretto; e ripensavano tristamente ai divertimenti dai quali erano tenuti in bando; si rodevano di non potere, come i loro concittadini, gettare alle finestre, alle carrozze delle signore uova industriosamente ripiene di acqua odorosa o fetida, secondo il genio leggiadro o spiritoso del dilettante: sollazzo renduto più piccante dal divieto annuo, e dalla destrezza che si doveva impiegare a far le cose in modo da non esser sorpresi, e da schifare la multa di venticinque scudi se il reo era un galantuomo, e due tratti di corda se scarseggiava di scudi.
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