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      Egli, il primo a denunziare la peste, aveva sempre persistito nel proporre provvedimenti, aveva messa ogni cura nel farli eseguire, e più sicuro degli altri per una lunga abitudine di autorità aveva sempre predicato in ogni occasione e con chi che sia che pur troppo il male era certo, e che l'ostinarsi a negarlo, non poteva fare altro che dargli più campo a dilatarsi. Un giorno sul finire del Marzo 1630, appunto quando il contagio che aveva lentamente serpeggiato nel verno, cominciava a mostrarsi più frequente, essendo il buon vecchio portato in lettiga a visitare suoi malati, cominciarono alcuni del popolo a seguirlo nella via, a mostrarlo agli altri, a sussurrargli intorno. Si fece folla, e allora si cominciò a gridare più chiaramente: «è il capo della lega: è quegli che vorrebbe che ci fosse la peste: per sostenere il suo puntiglio: per far lavorare i suoi medici impostori. Uh! Uh! È quegli che mette la paura in corpo alla gente con quel suo cipiglio aggrondato, con quella sua barbaccia. L'amico della peste: il protettore del contagio. Uh! Uh! È ora di finirla: Si vorrebbe insegnargli a spaventare tutta una città colle sue imposture».
      I lettighieri vedendo la mala parata, approfittarono della vicinanza d'una casa conoscente del loro padrone, e ve lo portarono in salvo da quel tumulto, da quello sdegno che minacciava di diventar furore; ivi il vecchio dovette rifugiarsi come un omicida per avere avuto ragione, e voluto far del bene.
      Da avvenimenti di questa sorte si trae troppo spesso una conseguenza falsa e perniciosa: che è pazzia far del bene a noi uomini.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





Marzo