D'altronde è ovvia una spiegazione naturale di quel fatto. V'ha in ogni tempo degli uomini pei quali il terrore pubblico è un divertimento; e che studiano le occasioni di crearlo, o di accrescerlo; e ve n'aveva una trista abbondanza a quei tempi, in cui gli animi erano esercitati singolarmente ad ogni cosa ostile, avvezzi a cercare una superiorità propria nell'abbattimento altrui, una gloria nel fare il male con destrezza, con audacia, e con pericolo. È probabile che uomini di questa bella indole abbiano vegliata una notte a quelle gloriose pitture, per vedere nel giorno l'effetto che produrrebbero sulle fantasie dei loro concittadini, e per ridere sicuramente d'una paura, della quale essi conoscevano l'illusione. E in quel trattatello del Cardinal Federigo è scritto che alcuni ebbero poi a confessare di avere unti più luoghi per farsi beffe della gente. È poi anche probabile che le fantasie insospettite ingrandissero la realtà, e vedessero unzioni artificiali e recenti in ogni macchia, anche in quelle sulle quali più volte prima di quel giorno saranno passati i loro sguardi distratti e inavvertiti.
I primi scopritori delle macchie chiamarono tosto altri ad osservarle: in un momento le vie brulicarono di gente che accorreva, e si addensava innanzi a quelle macchie come ora ai quadri più lodati in una esposizione publica. Il terrore e lo sdegno invasero tutti gli animi: il sospetto, errante ed incerto alla prima, si determinò tosto a varie certezze; giacché la moltitudine si accontenta bensì dell'indeterminato nei ragionamenti; ma nei fatti vuole del positivo, e lo vuol tosto.
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Cardinal Federigo
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